Onorevoli Colleghi! - La legge 8 luglio 1986, n. 349, nota anche come legge istitutiva del Ministero dell'ambiente, segna una tappa importante nella nostra legislazione.
      Essa riconosce il diritto di cittadinanza alle associazioni ambientaliste più importanti, le quali da associazioni di mera promozione e tutela dell'ambiente, da quel momento vengono chiamate a far parte del Consiglio nazionale per l'ambiente, organo di consulenza del Ministero dell'ambiente. La stessa legge introduce anche una nuova nozione: quella di danno ambientale.
      La legge afferma che qualunque fatto doloso o colposo che arrechi danno all'ambiente obbliga il responsabile al risarcimento nei confronti dello Stato; la previsione è di fondamentale importanza dato che di danno ambientale, prima dell'approvazione della predetta legge, non si era neanche discusso.
      Solo dalla metà degli anni '60 il nostro legislatore non ha potuto esimersi dal considerare il problema dell'ambiente, di fronte alle crescenti istanze di tutela di beni essenziali per l'uomo, quali aria, acqua, fauna, verde, mare, poiché tali beni erano minacciati dall'uso di mezzi meccanici.
      Il problema si è determinato in virtù dello straordinario progresso tecnico stimolato dalla seconda guerra mondiale, che ha però portato con sé un uso errato dei mezzi tecnici che, allarmando le coscienze, ha posto in rilievo la necessità di tutelare l'ambiente dalle «aggressioni» provocate dallo sviluppo.
      In Italia si è cercato di risolvere la questione ambientale con normative specifiche, come la «legge antismog» a tutela dell'aria, legge n. 615 del 1966.
      Di protezione ambientale si è poi parlato genericamente nel decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del 1977,

 

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ma anche in tale norma in modo molto limitato. Si può pertanto affermare che di tutela dell'ambiente si è realmente iniziato a parlare solo a metà degli anni '80.
      Alla Corte costituzionale va il merito di aver operato la distinzione tra ambiente in quanto tale e le sue componenti.
      In effetti, il fatto che i singoli beni che compongono il nostro ambiente possano essere oggetto di separata fruizione e tutela non impedisce di considerare la natura dell'ambiente come un bene unitario oggetto di autonoma considerazione.
      Dalla compromissione dell'ambiente come bene unico si determina la responsabilità del soggetto autore di danni nei suoi confronti.
      Il risarcimento previsto in questi casi è il risarcimento specifico, consistente nel ripristino dello stato dei luoghi. Quando ciò non è possibile, il risarcimento è dovuto sotto forma di risarcimento economico stabilito dal giudice tenendo conto della gravità della colpa e del costo per il ripristino dei luoghi. Il risarcimento è, comunque, una sanzione penale. Inoltre, come stabilito dalla Corte di cassazione, l'esercizio dell'azione civile per danno ambientale è riservato allo Stato o agli enti territoriali, e, pertanto, le associazioni ambientaliste non sono legittimate ad intraprenderla. Ad esse è consentito solo di intervenire, in maniera generica, per segnalare eventuali danni.
      Tuttavia, non basta che una fattispecie come il danno ambientale sia introdotta da una legge: occorre che vi sia un soggetto che chieda l'applicazione della fattispecie. Da qui l'esigenza di istituire un organo legittimato ad esercitare l'azione civile di danno ambientale. La presente proposta di legge mira, pertanto, ad istituire la figura autonoma del difensore civico ambientale come garante dell'esercizio dell'azione civile per danno ambientale e ad attribuire a tale organo compiti di prevenzione dei danni in oggetto.
      La presente proposta di legge, inoltre, stabilisce quale requisito per rivestire le funzioni di difensore civico nazionale per l'ambiente l'avere ricoperto la carica di consigliere di Corte di cassazione o del Consiglio di Stato o della Corte dei conti. Ciò allo scopo precipuo di utilizzare soggetti che per la loro esperienza professionale possano affrontare situazioni di rilievo giuridico.
      La presente proposta di legge mira a porre il nostro Paese al livello degli altri Paesi europei, nei quali tali tematiche da tempo sono affrontate.
 

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